Il suono della pasqua a Sauris
La Pasqua, nel suo significato più antico, rappresenta il momento della svolta, dell’andare oltre, come ci ricorda l’etimo originale della parola aramaica pasah.
A Sauris, da tradizione le celebrazioni prendono il via il Giovedì Santo, giorno in cui per le strade del paese inizia a diffondersi chiassoso il suono delle raganelle animate dai bambini: è affidato ai cittadini più giovani infatti, il compito di richiamare l’attenzione della popolazione, perchè essa si prepari alle liturgie fino alla veglia Pasquale.
I raganellari si preparano con gioia all’evento pronti con i propri strumenti: ai più piccoli vengono affidate le KRÈČAR, le raganelle più leggere e maneggevoli(ma non per questo meno rumorose), mentre i ragazzi più robusti hanno il compito di dar voce alle TOVLN ovvero gli strumenti di dimensione più grande che vengono suonate appoggiate a terra o imbracciate con delle bretelle di cuoio e portate in cammino.
Per suonare le raganelle non c’è la necessità di avere competenze musicali, ma gran voglia di fare frastuono e certamente forza nelle braccia per dare continuità al suono: per i raganellari è certamente molto divertente partecipare al corteo musicale, ma allo stesso tempo impegnativo! La raganella è uno strumento di legno che produce un suono secco e breve, che ricorda il gracidare delle rane; il suonatore impugna e agita una manopola che fa una listarella che gratta su una ruota dentata.
Per avere un’idea di ciò che accade a Sauris quando prende il via il concerto dei raganellari, ecco qui un video da vedere a tutto volume, nella speranza che l’allegria di queste Tovlars ci contagi e ci permetta di girare pagina in quest’anno complicato!
Buona Pasqua a tutti voi!
@credit foto: Flavia Schneider, Albergo Pà Krhaizar
La coltivazione nella storia di Sauris, agricoltura eroica
Il ciclo di maturazione dei prodotti agricoli dipende, come si sa, dall’altitudine e dal clima. Nel caso di Sauris questi due fattori hanno limitato sensibilmente il tipo di cereali, di legumi, di ortaggi e di alberi da frutta coltivabili. Per questo motivo parliamo di agricoltura eroica.
Il baratto nella storia di Sauris
Sauris è un borgo tra le montagne, una località dove il terreno scosceso e il freddo rendono difficile coltivare molte materie prime. La sopravvivenza comunitaria in passato imponeva, quindi, un’economia di scambio, con il baratto dei propri prodotti.
Orchi e minestre: la tradizione della zuppa a Sauris
Orchi e minestre: la tradizione della zuppa a Sauris
Autore: Dott. Domenico Isabella, antropologo e saggista
«Unt zel onze de baiber mohet kouchn unt crocn / mime bilt vaste as ot chebn in ghesmoh / inder kraut iota ghemohet mitn pertcn / as oze ghemohet sen staign in Orcul af doh ».
Traduzione: «Poi hanno fatto cucinare e pasticciare le donne / con grasso selvatico che dava il sapore / la jöta di crauti con zampe d’orso [pastinaca sativa] / che faceva [veder] salire l’Orco sul tetto»).
Con queste parole, espresse con ironia, il poeta cita gli ingredienti di base della pietanza principale saurana, la minjöstra; infatti crauti, erbe selvatiche (pértocn; letteralmente: zampa d’orso) e grasso di qualche sorta erano, il minimo indispensabile per poter mettere assieme una zuppa; il riferimento all’Orco, invece, allude al fatto che quella zuppa era tanto scarsa di principi nutritivi che poteva provocare delle visioni. La massaia saurana al momento della preparazione del pasto disponeva solo di alcune materie prime locali: di solito utilizzavano i prodotti del luogo meno pregiati, e poveri di nutrimento come cavoli cappucci, erbe selvatiche e strutto o il suo surrogato locale, la “mochade”.Gli altri, quelli esclusi dal “menù”, erano destinati alla vendita o, meglio, al baratto con quelle materie prime indispensabili che dovevano essere importate da altre zone.
Gli ingredienti della “minjöstra”
I crauti
Una verdura che non mancava mai dalle tavole saurane erano i cavoli cappucci (Brassica oleracea capitata). Quando erano ancora freschi, venivano mangiati in insalata. Dai cappucci, opportunamente conservati con il metodo della fermentazione, si otteneva un prodotto (khràut) che veniva utilizzato in grande quantità durante l’inverno; infatti, si usava come base della minestra di tutti i giorni (khràutmjnöstra).
Per ottenere dei buoni crauti bisognava tagliare i cavoli a listarelle sottili, ricoprirli di acqua tiepida e porvi sopra un coperchio di legno e dei pesi. Dopo circa due o tre mesi potevano essere consumati.
Le erbe selvatiche
All’interno della minjöstra, oltre ai crauti, venivano messe anche altre verdure. Quando però le temperature erano ancora troppo rigide in attesa che l’orto fosse nuovamente coltivabile, i saurani andavano a raccogliere le erbe selvatiche per arricchire la zuppa quotidiana.
In primavera, ancora sotto l’ultima neve, il primo a germogliare è il tarassaco (tala), che, oltre a essere messo nella zuppa, veniva mangiato fresco in insalata o cotto e saltato in padella con pancetta (spekh). Nei fossi, vicino ai letamai, nei pressi delle case e degli stavoli cresce l’ortica (préineisl) che veniva utilizzata nelle minestre, nelle frittate e, ancora adesso, nei gustosissimi gnocchi. Lo spinacio selvatico (hàusslebeslan) era un’altra pianta selvatica che veniva (e viene tuttora) usata nelle minestre primaverili. Poi c’era l’erba del cucco o silene inflata (khére), di silene dioica (bulakhére) che veniva raccolta e utilizzata nelle minestre, nelle frittate o in padella con lardo e siero acido (sairat).
Condimenti: strutto e mochade
Le minestre, il mùes mattutino, gli intingoli, le verdure, le insalate e la pasta venivano tutte condite con lo strutto (saìn) e, in mancanza di questo, con quel surrogato che era la mochade. La mochade era un composto di strutto, grasso di altri animali da allevamento e aromi. Per prepararla il procedimento era il seguente: si ponevano sul fondo di un capace calderone delle mele e delle spezie per aromatizzare, si aggiungevano i vari tipi di grasso (vàstiges) e si lasciavano sciogliere bene; a cottura ultimata, per rendere ulteriormente più profumato il preparato, vi si cuocevano dentro delle frittelline alla menta o alla salvia (vlédlan); dopodiché si riponeva nei contenitori, che potevano essere di pietra, di terracotta, di legno, di vetro o di latta (petroliokhondln).
La lingua di Sauris: una lingua antica
La lingua di Sauris: una lingua antica e affascinante
La lingua di Sauris (de zahrar sproche) affonda le radici nel lontano passato, intorno al Duecento, ed è una lingua affascinante perché ricalca un antico dialetto tedesco le cui origini si perdono nella storia. Il saurano è una lingua che oggi gli abitanti di Sauris parlano ancora, accanto all’italiano e al friulano.
Le origini e la storia del saurano
Le origini della lingua saurana risalgono al Duecento e sono legate alla leggenda della fondazione della città. Nei secoli ha risentito del contatto con le popolazioni confinanti, ma conserva ancora molti tratti arcaici derivati dal tedesco parlato nel XIII secolo (mittelhochdeutsch). Oggi gli studiosi linguisti lo definiscono come appartenente al gruppo bavarese meridionale dell’alto tedesco. Presenta quindi notevoli analogie con i dialetti tirolesi e carinziani, appartenenti al medesimo ceppo.
Fino all’Ottocento il saurano fu un linguaggio solo orale. I primi esempi di testi in saurano sono un trattato sulle erbe medicinali e il saggio “De Cristegeleare” (“La Dottrina Xristiana”) di Mons. Giorgio Plozzer. Tra gli scritti successivi, composti dalla fine dell’Ottocento e durante tutto il Novecento, si trovano numerosi saggi e una notevole produzione poetica, che dura fino ai giorni nostri.
La lingua di Sauris parlata oggi
A partire dagli anni Sessanta si è verificato un calo nell’utilizzo del saurano, soprattutto fra le generazioni più giovani. Negli ultimi anni, però, la volontà di mantenere vive le proprie radici e la propria identità ha dato vita ad una serie di iniziative di recupero e valorizzazione della cultura e della lingua locali.
A partire dagli anni Settanta numerose attività sono fiorite per conservare questa lingua antica. Nel 1974 è nato il Coro “Zahre”, che ha recuperato canti tradizionali. Nello stesso periodo si è costituito il Circolo Culturale Saurano “Fulgenzio Schneider”, che propone attività ed iniziative per la valorizzazione della lingua locale. Da decenni inoltre viene pubblicato un bollettino parrocchiale, “De Zahre reidet” (Sauris parla), che ospita spesso articoli sulla storia e sulle peculiarità culturali della comunità.
Fin dagli inizi del Duemila, poi, la lingua saurana e le tradizioni locali sono entrate nelle attività didattiche della scuola locale.
Come comprendere e imparare il saurano?
Nel 2008 è stato pubblicato il vocabolario “Zahrer Wörterbuch – Vocabolario saurano”, frutto del lungo lavoro di ricerca del prof. Norman Denison. Inoltre nella comunità di Sauris si tengono corsi per chiunque voglia avvicinarsi a questa lingua. Qui invece è possibile consultare online il vocabolario di Italiano-Saurano.
Il saurano è oggi riconosciuto e tutelato dallo Stato italiano con la L. 482/1999 e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia con la L.R. 20/2009.

L’orto saurano: la meraviglia della natura nel piatto tutto l’anno!
L’orto saurano: la meraviglia della natura nel piatto tutto l’anno!
Il clima e l’altitudine hanno sempre influenzato molto la dieta dei Saurani. La distanza dai grandi centri, inoltre, rendeva scarse le occasioni in cui gli abitanti di Sauris potevano comprare i prodotti di cui avevano bisogno per sostenersi. Così nasce l’orto saurano, un piccolo appezzamento di terreno, che ogni famiglia coltivava secondo le proprie possibilità.
Come è costruito l’orto saurano?
L’orto saurano ha tutt’ora la caratteristica forma “a cimitero”: recintato e diviso in tumuli rettangolari al suo interno. In ciascun rettangolo viene sepolto del letame. Questo “trucco” permette non solo di concimare la terra, ma di garantirsi un raccolto anche quando le temperature sono troppo rigide. Il letame sepolto infatti fermentando produce calore e favorisce la germogliazione dei semi anche nei momenti dell’anno più freschi come in primavera e in autunno.
Quali verdure si coltivano: in estate e in inverno
In ogni rettangolo dell’orto è ospitato un tipo di ortaggio: la bieta (piesl), il crescione (khreis), la rucola (rukula), il radicchio (radikh), i piselli (orbaslan), i ravanelli, le rape rosse, la cipolla e l’aglio. Uno spazio viene anche dedicato alle erbe aromatiche: erba cipollina, menta, camomilla e salvia sono spesso presenti nell’orto saurano. Se vuoi saperne di più sulle erbe officinali clicca qui.
Questi ortaggi però sono pronti per essere consumati solo in primavera e in estate. Durante le stagioni più fredde da tradizione vengono coltivati e poi conservati altri ortaggi invernali come rape, patate, cavolo cappuccio, e i legumi essiccati.
L’orto in tavola: le ricette tradizionali delle famiglie saurane
Le patate e i kràut (cavoli cappucci fermentati) sono stati, fin dall’Ottocento, gli ortaggi alla base dell’alimentazione saurana durante il rigido inverno. Con le patate si possono fare gnocchi, torte (friko e geréstata gartùfelas), e si possono abbinare al formaggio o al mùes mattutino. Per questo, da quando sono state introdotte a Sauris, le patate sono un ortaggio immancabile negli orti e sulla tavola. I cavoli cappucci invece sono presenti nella tradizione saurana fin dalle sue origini. Si mangiano in insalata e in passato, non essendoci frigoriferi, erano disponibili solo finché duravano freschi. Mentre il kraùt, che essendo fermentato durava tutto l’inverno senza problemi, è da sempre la base perfetta per le minestre in cui vengono cotti anche legumi e patate. Un altro modo in cui viene spesso preparato è ripassato in padella con il lardo: fino agli anni Sessanta rappresentava il piatto forte della cena, e in occasioni speciali era anche contorno per le salsicce, cotechino e costine di maiale.
In primavera, quando la neve si scioglie, ma è ancora troppo presto per i prodotti dell’orto, i saurani fanno largo uso delle erbe selvatiche: il tarassaco viene consumato sia crudo in insalata, sia cotto in padella, come contorno alle uova. L’ortica in passato veniva utilizzata nella minestra, nelle frittate e, come avviene ancora oggi, impastata negli gnocchi. Oltre a questi, anche lo spinacio selvatico, l’erba del crucco e il radicchio di bosco vengono consumati in varie forme durante tutta la primavera, in attesa dei più appetitosi prodotti dell’orto.
Gli stávoli di Sauris e le case in pietra: appartamenti unici, bellezza senza tempo
Gli stávoli di Sauris e le tradizionali case in pietra sono ciò che rende veramente unico l’Albergo Diffuso Sauris perché si tratta di un modo diverso di concepire l’ambiente di vacanza. Immagina di essere immerso nella natura, in un’atmosfera completamente diversa da quella della routine quotidiana. Silenzio, pace e solo i suoni del bosco a fare da cornice ad un panorama mozzafiato.
Uno degli obiettivi del progetto dell’Albergo Diffuso Sauris è quello di mettere in diretto contatto l’ospite con il territorio circostante, per permettere di apprezzare la cultura e la storia senza rinunciare al comfort di una struttura alberghiera moderna.
È proprio il modo in cui tutto è organizzato che permette ai visitatori di relazionarsi con i residenti e consente loro di vivere le tradizioni ed i costumi del luogo. Accoglienti appartamenti di varie dimensioni (da 2 a 8 posti letto) ti attendono nelle diverse frazioni del paese, alcuni dei quali ricavati in antichi stávoli, accuratamente ristrutturati nel rispetto della tradizione e del borgo che li ospita e creati per garantire la massima libertà abitativa.
Cosa sono gli stávoli di Sauris e qual è la loro origine?
Una particolare curiosità dell’Albergo Diffuso Sauris è proprio quella degli stávoli, questi antichi edifici tipici della Carnia e dei territori alpini del Friuli-Venezia Giulia.
Dall’etimologia della parola se ne può intuire anche la funzione. Stávolo deriva dal latino stabulum, ovvero “stalla” ma anche “tana” e “dimora”. Questa struttura, infatti, era un tempo adibita ad ospitare i pascoli in caso di bisogno. Spesso, nella zona d’origine, viene anche chiamata “Sbont” o “Sbeintle” ed è comune trovare nelle sue vicinanze un ruscello o una sorgente d’acqua.
Se all’apparenza potrebbero sembrare delle tradizionali case in pietra, ciò che in realtà differenzia gli stávoli, oltre alla loro antica mansione, sono i materiali di cui sono composti. La struttura si sviluppa solitamente su due piani, quello inferiore in pietra e quello superiore in legno. Quest’ultimo è realizzato con l’antica tecnica del “block bau”: tronchi o travi vengono sovrapposti orizzontalmente fino a formare delle pareti, l’aggancio è sugli angoli dove avviene l’incastro tra una trave e l’altra.
Come già accennato, un tempo il piano terra accoglieva gli animali e quello superiore il pastore; oggi lo stávolo ospita chiunque voglia soggiornare in un luogo che racconta una storia e che conserva i segni del passato.
Le case in pietra di Sauris: architettura che rispetta la salute e la natura
Il patrimonio storico del luogo, però, non si ferma allo stávolo. L’Albergo Diffuso Sauris propone anche alloggi ricavati in tradizionali case di pietra, con caratteristiche immutate nel tempo. Le case in pietra sono strutturate a pianta quadrata con il tetto a padiglione e costruite con un unico materiale. Esse risalgono ad un periodo successivo agli stávoli e nell’Ottocento erano adibite ad ospitare preti, notai e sacrestani: illustri figure che necessitavano di alloggiare in un luogo che rispecchiasse il loro prestigio sociale e che fosse confortevole 365 giorni l’anno.
Oltre alla sua bellezza, un’interessante qualità della casa in pietra è infatti quella di essere costruita con un materiale che, anche se sottoposto a forti agenti atmosferici, non modifica le sue straordinarie caratteristiche di resistenza, compattezza e durata. Inoltre, la pietra è ignifuga, igienica e atossica: un materiale che rispetta la natura e la salute dell’uomo.
Un luogo magico ti aspetta: prenota il tuo soggiorno all’Albergo Diffuso Sauris
Nel cuore dell’Albergo Diffuso Sauris, Borgo San Lorenzo, troverai i primi appartamenti ricavati in stávoli e la reception pronta ad accoglierti, soddisfare le tue richieste e darti dei consigli sulle attività proposte durante il tuo soggiorno.
Potrai poi proseguire ed esplorare Sauris di Sopra, Sauris di Sotto, Lateis e La Maina: le tre zone in cui sono disposti gli altri alloggi. Stávoli, case in pietra e edifici di nuova costruzione realizzati secondo lo stile tradizionale: questa è l’ampia offerta dell’Albergo Diffuso Sauris, una struttura in grado di fornire tutti i comfort necessari, insieme alla possibilità di conoscere alcuni dei 400 residenti di Sauris e immergersi in un luogo magico, veramente a misura d’uomo.
Inoltre artigianato, specialità agroalimentari, paesaggi spettacolari, sport per ogni stagione, salute e benessere ti aspettano all’Albergo Diffuso Sauris, dove la tradizione incontra la modernità offrendoti un’esperienza unica, in ogni stagione, 365 giorni l’anno.
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Il benessere della sauna: leggi e scopri i 5 benefici della sauna
Nulla è più rilassante come il benessere della sauna: un’esperienza benefica per il corpo e lo spirito. I benefici della sauna sono veramente numerosi, tanto apprezzati oggigiorno, nelle nostre vite così frenetiche.
Anche tu ti senti oppresso dai tanti impegni quotidiani, gli obblighi e le scadenze? I ritmi che la vita ci impone sono così stretti e pressanti che sono sempre di più le persone che si sentono sotto stress a causa della necessità di stare al passo con i ritmi che la società ci impone. Lavoro, problemi e preoccupazioni possono condizionare la nostra serenità, per questo è importante riuscire a ritagliarsi dei momenti per dedicarsi alla cura di se stessi.
I benefici della sauna: ritagliamoci uno spazio di benessere
Organizzare un weekend di benessere, fruendo magari di qualche ora di Spa con sauna e bagno turco può aiutarci a ricaricare le pile e certamente l’effetto sarà ancora più forte se si sceglie una location magica come Sauris: l’Albergo Diffuso Sauris propone un’esperienza top per il massimo del relax, fruendo della speciale Spa con sauna, bagno turco e molti servizi per la cura del corpo. In particolare, la sauna è uno dei servizi più richiesti per un benessere totale: ecco qui i 5 motivi per cui dobbiamo provarla almeno una volta, nella splendida cornice delle montagne di Sauris.
Quando stiamo bene con noi stessi stiamo bene anche le altre persone. Dedicare qualche momento alla cura di noi stessi è estremamente importante perché può aiutare a migliorare la qualità della nostra vita.
Scopriamo allora quali sono i 5 benefici della sauna
1. Rende la pelle luminosa e sana
Anche se mettiamo la crema ogni giorno, purtroppo non possiamo evitare che smog e polveri sottili si depositino sul nostro viso e sul corpo, per questo con la sauna si può purificare la pelle, attraverso la sudorazione: le alte temperature della sauna, infatti, fanno dilatare i pori della pelle, favorendo così l’eliminazione delle impurità sull’epidermide.
2. Favorisce i trattamenti estetici e i benefici dello scrub
La dilatazione dei pori provocata dal calore della sauna aiuta a migliorare l’effetto dei trattamenti estetici. Per questo motivo si può abbinare la sauna ad uno scrub del corpo per pulire la pelle ancora più a fondo e renderla più ricettiva all’applicazione di maschere e creme.
3. Riduce l’insonnia
Uno degli innumerevoli effetti negativi dello stress è l’insonnia. La sauna aiuta corpo e mente a rilassarsi perché favorisce una migliore circolazione del sangue e un profondo rilassamento muscolare. In questo modo riusciremo a dormire più serenamente, con un riposo sano e benefico.
4. Aiuta ad eliminare le tossine
Attraverso la sudorazione provocata dalla sauna possiamo eliminare le tossine dal corpo, favorendo di conseguenza la respirazione e supportando il sistema immunitario. Studi scientifici hanno anche dimostrato l’efficacia di questo trattamento per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. In ogni caso, è sempre bene consultare il medico prima di qualsiasi tipo di trattamento benessere.
5. Migliora l’umore
Quando sudiamo aiutiamo il rilascio naturale di endorfine, sostanze prodotte dal cervello che regalano al nostro corpo una profonda sensazione di benessere. Provare per credere!
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Ph. Angela Biancat