I segni minori del sacro a Sauris

I segni minori del sacro a Sauris

Autore: Dott. Domenico Isabella, antropologo e saggista

I segni minori del sacro sono quelle testimonianze tangibili di pietà popolare – croci, capitelli, edicole, affreschi devozionali – che punteggiano i nuclei abitativi, il territorio agricolo e quello boschivo. Si tratta di manifestazioni specifiche di una cultura religiosa che dimostra la propria diffusione segnando e caratterizzando un’area; il loro scopo é di individuare, nel continuum geografico, dei luoghi diversisedi di manifestazioni del divino (Eliade,1976:4-41).

Le origini

Questa modalità di affermazione del sacro può essere ricondotta alla morfologia dei credi pagani, a cui talora si ricollega l’esteriorità cristiana. Infatti, ancor prima della diffusione del Cristianesimo, agli incroci delle vie, nelle campagne, presso i ponti, sorgenti, grotte, alberi, rocce, ossia in alcuni luoghi segnati (Dini1989: 84-92), venivano apposti simboli sacri o costruite aediculae dedicate, ad esempio, alle Matronae-Inones o ai Lares Compitales (Landucci Gattinoni, 1986: 49). Questi segni, muniti oggi di altre valenze, costituiscono un fenomeno presente, in misura diversa, in tutta l’area cattolica; senz’altro risultano molto diffusi nell’arco alpino e quindi si trovano anche a Sauris.

Le funzioni nel territorio, tra sacro e profano

L’ambito di operatività dei segni minori del sacro è molto vario ed abbraccia il settore economico e sociale; la storia della cultura materiale e la storia delle idee. Ma la funzione che sono chiamati a svolgere deriva dalla loro collocazione territoriale; grazie a quest’ultima è possibile determinarne l’ambito culturale d’”azione”: così, in casa svolgono un ruolo votivo o commemorativo; presso la comunità o il vicinato servono invece come “marchi” sacralizzanti il territorio.

Tutti questi tipi di segni sono ad un tempo documenti storici della cultura religiosa popolare e testimonianze di tecniche di vita materiale: alle caratteristiche generali dei simboli del sacro si sommano infatti le peculiarità proprie degli oggetti materiali. Per questo, prima di diventare materia di studio per l’antropologo, essi hanno suscitato interessi di matrice filologica e storico-artistica.

A questo primo approccio disciplinare spetta il merito di aver richiamato l’attenzione di privati e di amministrazioni locali sull’importanza di queste piccole “opere d’arte”, cui ha fatto seguito l’avvio di iniziative finalizzate al restauro e, talvolta, alla schedatura dei pezzi.

Note

  • Ph. credit Michele Grimaz

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